Gian Antonio Stella, sul Corriere della Sera del 24 marzo, ha ricostruito simpaticamente il balletto di cifre che negli anni è stato utilizzato per magnificare le dimensioni del patrimonio artistico italiano.
Stella cita Spadolini (in Italia c'è il 50% dei beni storici e culturali dell'intera Europa), De Mauro (l'Italia custodisce il 75% del patrimonio artistico internazionale), Carraro (40%), Berlusconi (50%), Brambilla (70%) ed altri.
Al di là della difficoltà di contare (e, prima ancora, di definire) il patrimonio artistico, per poterne pesare la valenza turistica, occorre considerare come siano cambiati i mercati negli ultimi anni:
- nuove rotte internazionali sono state aperte al grande pubblico, moltiplicando le dimensioni del patrimonio artistico fruibile, in tutto il mondo;
- nuovi clienti si affacciano sui mercati, nuove culture esprimono nuove domande, che non sono ispirate unicamente dal modello del Grand Tour.
Detto in altri termini, i paesi occidentali non detengono più il monopolio del turismo culturale, né dal lato dell'offerta né da quello della domanda.
Questa consapevolezza ci deve indurre ad una maggiore attenzione verso i nostri tesori: conoscerli meglio, custodirli meglio, promuoverli meglio, venderli meglio.
Se sapremo farlo, ne ricaveremo nutrimento per la nostra cultura, lustro per la nostra immagine e sviluppo per la nostra economia.
[post inviato da Alessandro]