Un bell'articolo di Gabriella Jacomella (Corriere della Sera del 29 aprile) evidenzia come in altri Paesi l'educazione e l'emancipazione dei giovani si realizzino anche attraverso impieghi part time e lavori estivi.
Secondo gli esperti, in Italia prevale invece il rito della paghetta elargita dai genitori, anche perché "la mentalità più diffusa è che un impiego manuale svilisce chi lo fa".
A parziale scusante dei nostri giovani mammoni viziati, c'è da ricordare l'effetto boomerang prodotto da un sitema di (false) tutele:
- il lavoro minorile è di fatto vietato;
- la Corte Costituzionale, su richiesta di alcune regioni, ha abrogato il tirocinio estivo;
- un Ministro del Lavoro di centrodestra (Maroni) ha messo in soffitta l'apprendistato stagionale;
- un Ministro del Lavoro di centrosinistra (Damiano) intende abrogare la possibilità di ricorso al lavoro intermittente.
Insomma, sembra che il nostro mercato del lavoro ammetta per i giovani una sola possibilità di ingresso: il lavoro nero.
F35: perché sì.
10 anni fa